Cosa vedere a Maiori: a spasso tra vicoli, monumenti, tradizioni


— Info —

Siete pronti per partire alla scoperta degli angoli più suggestivi della cittadina di Maiori?
Il vostro viaggio inizia dall’obelisco dedicato a Santa Maria a mare, protettrice dei maioresi da quando miracolosamente sulle spiagge della cittadina sia stata rinvenuta la sua statua.
Bastano pochi passi e resterete colpiti dalla vivacità e lucentezza delle maioliche della cupola di San Giacomo a Platea; la chiesetta trecentesca era il luogo sacro dove l’arcivescovo di Amalfi prendeva possesso della carica.
Proseguendo, lasciatevi trasportare dai colori, profumi, rumori, negozi del Corso Reginna, dominato dall’antico castello de’ Toroplano, testimonianza di una florida Maiori medievale.
A meta’ del corso, dove un tempo si aprivano le porte della città, incontrerete alla vostra sinistra, l’edicola votiva di Santa Maria delle Catene del XVI secolo, dono dei maioresi scappati al terribile corsaro “Barbarossa”; gli sventurati, poco prima di esser venduti come schiavi a Costantinopoli,  riuscirono a mettersi in salvo dopo aver invocato l’aiuto della vergine alla quale, al ritorno in patria, dedicarono il tempietto.
Svoltate a destra per la storica via Casa Mannini lungo la quale, dopo una serie di palazzi, alla vostra destra noterete i resti del Baluardo di San Sebastano,  parte dell’antica cinta muraria di Maiori; il tracciato delle mura in passato si estendeva dalla Rocca San Angelo (Collegiata) ad ovest sino ad est verso il Monte Brusario.
Proseguite il vostro viaggio lasciandovi alle spalle la movimentata strada rotabile di Via Nuova Chiunzi e inoltratevi a destra per Via De Jusola; poche scale vi condurranno in un luogo molto suggestivo e nella penombra noterete un altare a cielo aperto con al centro un crocifisso ligneo, luogo di preghiera per gli abitanti del rione; seguendo le scale, incontrerete un secondo crocifisso ligneo, che vi accompagnerà e guiderà verso la località Lazzaro, vecchio quartiere ebraico e allo stupendo punto panoramico del lussuoso Hotel Botanico San Lazzaro.

Da qui avrete una vista privilegiata sui tipici terrazzamenti coltivati con i limoni.  Godrete di un’atmosfera di tranquillità e pace,  riflettendo sulla difficoltà e fatica che gli abitanti della Costiera hanno affrontato per rimanere nel loro paradiso. E’ proprio questo che vi colpirà in questo borgo, più dell’infinità del  mare, più delle cupole maiolicate, è l’amore dell’uomo per la sua terra, che negli anni ha rimodellato l’ aspro territorio, come uno scultore con la sua pietra. Se sarete fortunati potreste incontrare anche i contadini custodi della memoria,  che con casse piene di limoni si accingono a trasportarli su e giù per i numerosi gradini. Un tempo erano le donne a trasportare le pesanti sporte di limoni, alleviando il loro peso, ponendo sulla testa il cosiddetto “Ciuffo”, un cuscino ricoperto di iuta, mentre intonavano canti popolari.
Riscendete le scale del Casale dei Cicerali, e una volta attraversata la Via Nuova Chiunzi, immettetevi nel  Vicolo del casale basso, con i suoi caratteristici cortili laterali e gli odori di piatti tipici, fino a raggiungere di nuovo  il corso Reginna; la vostra attenzione verrà rapita dallo storico Palazzo Mezzacapo, sede del comune di Maiori, della biblioteca della biblioteca comunale e dell’archivio storico; in passato fu la residenza del potente Marchese Mezzacapo.
Lo zampillio dell’acqua e il fresco profumo di fiore vi inviteranno per la visita del graziosi giardini del palazzo, luogo di bellezza ed raffinatezza… presentano la forma di una croce di Malta, simbolo dell’ordine religioso al quale il marchese apparteneva.
Infine, dopo aver costeggiato l’esterno dei giardini, vi troverete nel fantastico salottino dei maioresi, l’antica Piazza dell’olmo, ora Piazza Raffaele D’amato.
Su di essa sorge una fontana del XV secolo , posta dal sindaco quando ebbe da parte dell’arcivescovo il permesso di condurvi l’acqua; il monumento ora ha una veste neo classica dovuta agli ultimi interventi di restauro. Nel 1469 sulla stessa piazza poi vennero piantati due olmi e un pioppo( da qui il nome antico del largo).
Segni del vecchio sedile del 500 sono ancora visibili sulla facciata del palazzo a destra, come l’ampio arco di ispirazione catalana a tutto sesto che presenta sulle basi lo stemma coronato della citta’.