L’Abbazia di Santa Maria de Olearia è aperta, gratuitamente e senza prenotazione, ogni sabato dalle ore 15.30 alle 18.30 e domenica dalle 10.00 alle 13.00 fino al 1 novembre 2022.
Per gruppi superiori alle 15 persone è necessaria la prenotazione.
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— Storia ed info —
Il complesso monumentale di Santa Maria de Olearia viene considerato tra i più importanti insediamenti monastici del territorio amalfitano.
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Santa Maria de Olearia è una preziosa testimonianza di arte e architettura del primo Medioevo, reso noto per la prima volta nel 1871 da Salazaro ne gli “Studi sui monumenti dell’Italia meridionale dal IV al XIII secolo”, pubblicandone alcuni disegni degli affreschi dell’abbazia.
La sua costruzione risale al tempo del primo Arcivescovo di Amalfi, Leone, che concesse a Pietro l’eremita di realizzare la chiesa di Santa Maria de Olearia, come riporta il Liber pontificalis ecclesiae amalfitanee. Pietro probabilmente era un monaco proveniente dalla Sicilia o dalla Calabria, arrivato in Costiera alla fine del X sec. per sfuggire alla dominazione araba che causò un massiccio esodo di monaci, soprattutto di rito greco.
La struttura fu ampliata con l’arrivo di numerosi anacoreti. L’evoluzione del sito in senso monastico si ebbe però a partire dal 1087, quando l’eremo fu concesso a Pietro Pappacarbone, abate del monastero benedettino della SS. Trinità di cava dei Tirreni, dal Duca Ruggero Borsa. Il primo abate fu Taurus, come ricordato da una lapide commemorativa, e l’ultimo nel XVI sec. Giacomo Silverio Piccolomini. Nel 1580 l’abbazia venne incorporata nel Capitolo della Diocesi di Amalfi.
Il complesso monumentale di Santa Maria de Olearia è costituito da tre cappelle sovrapposte , mentre il restante edificio è stato completamente trasformato per essere adibito ad abitazione privata.
La caratteristica costruttiva delle architetture è data dai materiali con cui è stata realizzata, oltre ai marmi per le colonne e i capitelli, da semplice pietrisco di roccia e malta ricoperta da intonaco. I dipinti che lo decorano costituiscono il dato di maggiore interesse.
Gli affreschi di Santa Maria de Olearia costituiscono un’ importante testimonianza nell’ambito dei cicli pittorici medievali campani.
I primi lavori ad essere realizzati a Santa Maria de Olearia furono certamente quelli dell’ambiente denominato “ Catacomba”. Il lessico pittorico e i confronti con alcune opere coeve, farebbero collocare la Vergine orante, intorno al X secolo, con elementi di matrice campana fusi con elementi orientali.
Il primo livello mantiene lo spazio originario. Attualmente si accede ad una sorta di anticamera che dà accesso alla cappella, di forma quadrata con tre absidi rivolte ad est, con un innalzamento del calpestio di mezzo metro circa. La cappella è arricchita da un ciclo di affreschi che presenta due diversi strati. Uno è quello della Vergine orante vestita di rosso con un maphorion blu. Il santo alla sua sinistra presenta un abito militare identificato con San Demetrio, martire cristiano del II-IV secolo a cui era stata dedicata una chiesa nella vicina Maiori. Sulla destra della Madonna vi è un Santo barbato, probabilmente San Paolo, vestito con una tunica bianca. Al di sotto di questa scena, vi è un riquadro che richiama delle specchiature marmoree, mentre al di sopra un lacerto di affresco sembrerebbe mostrare una scena raffigurante i quattro fiumi del Paradiso.
Anche due delle tre absidiole presentano una decorazione pittorica di diversa mano esecutrice ed epoca di realizzazione. Nell’abside meridionale sono raffigurati tre personaggi acefali. La figura centrale, Cristo, è vestita con una tunica bianca: alla sua destra San Giovanni Battista e alla sua sinistra San Giovanni Evangelista. Nell’abside centrale è campita la figura di Cristo in posa benedicente. Egli indossa una tunica bianca con un mantello d’oro e regge con la mano sinistra un rotolo svolto. Lo affiancano due arcangeli in tunica e loros dorati con orbicoli. Di fase successiva è la figura della Santa con maphorion rosso che deve essere stato eseguito dopo l’abbattimento del muro che separava l’ambiente absidato da quello meridionale. L’abito del donatore, la resa delle barbe dei personaggi sembrano ricondurre l’affresco ad un clima longobardo, ma il suo lessico pittorico influenzato da una cultura orientale.
Al secondo livello di Santa Maria de Olearia troviamo la cappella principale, che affaccia su un’ampia terrazza. Sulla facciata vi sono lacerti di affreschi di epoca differente, con un’unica scritta leggibile: 1110. La maggior parte degli affreschi dell’ambiente principale sono stati rinvenuti durante il restauro del 1988.
Sulla finestra meridionale sono rappresentate le scene dell’ Annunciazione e la Visitazione, mentre la Natività è la scena centrale: la Vergine appare distesa su un giaciglio, il Cristo è posto sulla destra della madre e più in alto il bue e l’asino gli sono accanto. In basso sulla destra, vi è Giuseppe che guarda verso il centro. I lacerti di due teste è tutto ciò che rimane della scena del primo bagno del Bambino a causa di una caduta di colore che non rende leggibile l’episodio. L’iconografia di questo tipo di Natività è dedotta dai Vangeli apocrifi.
La parte esterna della parete della Natività ospita una crocifissione fortemente danneggiata. La parete settentrionale ospita l’adorazione dei Magi, raffigurati sulla sinistra della composizione, in ginocchio, nell’atto di offrire i doni, mentre della Vergine con il Bambino restano solo le parti inferiori. Un tondo raffigurante il Cristo Pantocratore, si staglia sulla volta di colore blu, con quattro angeli e due arcangeli che si alternano ai simboli degli Evangelisti. Nei punti di raccordo della volta con la muratura, racchiuse in cornici, vi sono alcune figure di Profeti del Vecchio Testamento.
Al di sopra della chiesa maggiore, al terzo livello, si trova una piccola cappella, voltata a botte, la cui abside è rivolta a nord, mentre a sud si apre una piccola finestra. La cappella è decorata con il ciclo della vita di San Nicola. Il culto del Santo si diffonde in Oriente tra il V e il VI secolo, mentre in Occidente nel VII secolo. Il ciclo pittorico della cappella dovrebbe andare letto partendo dall’angolo di sud-est. Il primo episodio fa riferimento al miracolo dei naviganti, i quali trovatisi in difficoltà, invocarono l’aiuto di San Nicola per essere tratti in salvo. Sulla parete ad est è riportata la prima parte della Praxis de stratelais, unico episodio conosciuto sulla vita del Santo nei primi anni del culto nicoliano. La prima parte è costituita dallo scoppio di tumulti al poto di Andriake, poi a Myra. San Nicola viene informato della condanna a morte di tre cittadini myresi e strappa la spada dalle mani del carnefice e libera i tre cittadini. Nella seconda parte della scena San Nicola va in sogno a Costantino e al suo primo ministro Ablavio intimando loro di liberare i tre innocenti. L’ultima scena dovrebbe rappresentare il ringraziamento da parte dei tre generali.
Nell’abside si trova una Vergine stante con il Bambino, affiancata sulla destra da San Paolino e a sinistra da San Nicola. Sull’arco absidale troviamo San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista che indicano un tondo in cui si intravede un agnello. Il sottarco è decorato da un Cristo in Maestà racchiuso in una mandorla sostenuta da quattro angeli. A sud della mandorla si trova una teoria di Santi molto danneggiati. Ai due lati della finestrella troviamo San Nicola e San Cesario. Le differenze stilistiche all’interno di questo ciclo, sembrerebbero indicare la presenza di artisti diversi.
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